LA FAMIGLIA TERRANEO

Leopoldo, imprenditore di origine lombarda, è il presidente della società e l’artefice della valorizzazione della Tenuta.

Mirella, la moglie, membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino e Donne dell’Olio, membro attivo del Ducato dei Vini del FVG, dell’Associazione Nazionale Ville Venete e dell’Associazione Amici di Castelnuovo, si occupa della ristrutturazione della Tenuta.

Lorenzo, Benedetta e Isabella, i figli, si dedicano alle operazioni di marketing e alle attività connesse al turismo e all’agriturismo, mentre al marito di quest’ultima, Luca è affidato lo sviluppo commerciale.

Fanno parte della famiglia di Castelvecchio anche tutti i collaboratori e collaboratrici che da anni lavorano con passione e dedizione nelle attività d’ufficio, nella campagna e in cantina per la gestione agronomica.

Negli ultimi anni, in famiglia sono arrivate le nuove generazioni che vivono immerse nella natura di Castelvecchio in un microcosmo di flora e fauna per loro tutto da scoprire.

Azienda Agricola Castelvecchio di Sagrado

Il Carso di Sagrado, località Castelnuovo, con rocce sporgenti su tutta l’area e dal generoso suolo di terra rossa finissima che diventa fango indelebile, con i misteriosi crateri circolari a forma di imbuto, che ricordano anche delle antiche arene, i tristi cipressi, vigili a rievocare i tanti ragazzi che su questo sperone di roccia hanno sofferto, proprio in quest0 Bosco, Doline e Parco di Ligustri, Allori, Querce, Tassi, Magnolie, Lagestroemie, Alberi di Giuda, Tigli ancora sofferenti e contorti per le sventagliate ricevute durante i combattimenti, di molti altri alberi tutti centenari e testimoni fedeli, della Storia seppellita sotto la coltre dei secoli…… di queste memorie ancora vive la famiglia Terraneo si è appassionata recuperando, proprio su questo Carso goriziano, un antico possedimento di Villa Veneta dove oggi ha sede l’azienda agricola Castelvecchio.

Il visitatore che si inoltra sul primo balzo Carsico, nota subito l’incredibile pianoro aperto al cielo e il substrato roccioso su cui la tenuta affonda le sue antichissime origini. Castelvecchio Azienda Agricola, è un luogo strategico e le sue vedute si fissano per sempre nel cuore. In una giornata limpida si può abbracciare con lo sguardo tutta la regione: il mare a sud, le grandi catene montuose fino al Nevegal a Nord, la pianura a Ovest e la sterminata landa carsica fino alla Slovenia ad est da dove arrivano i salutari venti di bora invernali ed estivi. Dalla Torretta, nelle giornate limpide e con il canocchiale, si può vedere anche il Campanile di San Marco di Venezia. I nostri ospiti sono abbagliati dall’immensità della cupola azzurra che sovrasta questa collina e anche dalla conformazione del suolo visibile in varie sezioni ed anche su una “lastra” di roccia appesa sulla parete della cantina. Su questa roccia nascono i nostri vini, dopo avere scavato una trincea e collocato un impianto di sostegno idrico alle radici. Negli anni Settanta sono stati reipiantati sui terreni bonificati dagli ordigni bellici, gli stessi vigneti e varietà documentati già dal 1578: Terrano, Refosco, Malvasia, Verdiso e “pagadebiti”che probabilmente poteva essere la Vitoska dai grappoli grossi e serrati. Oggi abbiamo dai 36/40 ettari vitati su una tenuta di 120 ettari totali che sono distribuiti tra il Parco, il Bosco secolare, sul cui limitare sono collocate 50 arnie che danno miele d’Acacia, Marasca, Frassino, Sambuco e di Ailanto, il pascolo degli asinelli (che forniscono un apporto organico naturale anche ai vigneti), la coltivazione degli ulivi (circa 600 da cui si ricava un olio fruttato intenso e limpido), gli alberi da frutto, e le zone lasciate a landa selvatica.

“Il clima del Carso è ideale per la vite e l’ulivo (piede asciutto e respiro dell’alito del mare!) La calura estiva diurna dona struttura al vino, la brezza fresca proveniente nelle notti estive da est, conferisce aromi freschi e persistenti che caratterizzano i nostri rossi e bianchi. In tutto il territorio, apparentemente, il problema fondamentale è l’acqua. E’ impegnativo scavare la roccia per portare le linee di irrigazione, o per scavare pozzi che raggiungono profondità di 190/200 mt per collocare le pompe nelle cavità o vene, o nei fiumi sotterranei o negli invasi! Per sostenere l’irrigazione con pompe che pescano acqua minerale che scorre nelle rocce carsiche, l’azienda si è dotata di un sistema di impianto fotovoltaico, di pannelli solari, di impianti di biomassa per sfruttare al massimo i vantaggi della posizione di questa zona e trasformarla in energia, calore per acqua e riscaldamento. Le tubazioni poste a 20 cm sotto la superficie e con un augello che porta le goccie ad ogni pianta, consentono alle radici di scendere con forza in profondità abbarbicandosi tra gli anfratti rocciosi e minerali assorbendo tutte le sostanze nutritive necessarie. Dove c’è un terreno difficile, la vite sviluppa maggiore forza vitale ed anche i suoi frutti se ne avvantaggiano diventando portatori di questa sintesi benefica.