IL BIOLOGICO

La nostra origine contadina, ci ha spinti a coltivare il suolo in coerenza con le buone pratiche in uso nell’ agricoltura dei nostri avi, rispettosa delle falde, delle immissioni nell’aria e dei prodotti che vengono riversati sulla terra. La sostenibilità sarà il nostro testimone da passare alle future generazioni nella speranza che i semi di oggi diventino i germogli di frutti portatori di benefici significativi.

Attraverso una serie di buone pratiche agronomiche naturali e biodinamiche, intensifichiamo la fertilità del suolo, aiutando le radici delle viti a scendere maggiormente in profondità tra le rocce calcaree per raccogliere gli elementi minerali e organici che caratterizzano i vini del Carso.

Abbiamo fatto costruire macchine speciali, adattandole al suolo carsico. Le nuove macchine tritano il suolo roccioso per migliorarne l’umidità, sfalciano i sotto fila senza danneggiare l’irrigazione di sostegno alla pianta, smuovono la superficie erbosa e sassosa per arieggiare i terreni, arano il substrato di terra e pietrame per la semina del sovescio che arricchisce il suolo di fertilizzanti organici.

Anche la preparazione del terreno all’impianto avviene con una speciale macchina che in alcuni casi buca la roccia e scavano profonde trincee dove vengono collocate le barbatelle delle nuove viti.

Agricoltura Biologica/Biodinamica in Castelvecchio

Lo storico e ricercatore dott. Stefano Cosma consegnò nelle nostre mani anni fa due documenti che si riferivano entrambi al possedimento in Sagrado dei Conti Della Torre di Valsassina, l’uno datato 1578 e l’altro 1887. Il primo testimoniava che in “ Sagrat ”, zona Castelvecchio venivano coltivate le” vitis vitifera”, ed il secondo documento elencava i partecipanti alla mostra internazionale di vini ed olio in Trieste con i relativi vincitori.

La principessa Marie, ultima proprietaria di Castelvecchio, vinse una medaglia d’argento per il vino Malvasia ed una di Bronzo per il vino Terrano. Gli antichi da Plinio il Vecchio in poi conoscevano profondamente la vocazione agricola dei territori. Sul Carso infatti si è sempre coltivato null’altro che ulivo e vite , considerate una eccellenza fin dall’antichità. Questo ritrovamento, ci ha permesso di ricevere il premio “ 500 anni nel Bicchiere” assegnato dalla regione Friuli Venezia Giulia.

Le suddette premesse introducono la prima condizione.

Per avere un’uva di qualità bisogna mirare alla sanità della vite ,ossia piantare i vigneti in terre sane, vocate con una bassa propensione alle malattie. Quindi nei luoghi “preferiti” dalla vite il biologico è la scelta migliore, la più sensata. Dove invece è necessario un massiccio utilizzo di fitofarmaci di sintesi, la vocazione della vite è molto bassa. La viticoltura biologica si identifica nella viticoltura di “terroir” dove suolo e clima e viti autoctone riescono a intercettare al meglio la radiazione solare attraverso l’apparato fogliare, assorbire i liquidi ed i minerali attraverso l’apparato radicale ramificato tipico dei suoli sassosi e rocciosi che hanno meno vigore ma una maturazione più veloce e migliore.

Il suolo con sasso o roccia trattiene e cede calore alla vite.

Foto nuovo impianto dopo bonifica terreno.
Fondamente dell’anrica “Torrazza” diventata oggi sede della nostra bariqueria.

La nostra agricoltura biologica su terreno vocato, è orientata verso una più matura consapevolezza nella gestione agronomica, basata su una attenta osservazione fisiologica dei ritmi fenologici delle piante.

Dal 2015 la nostra azienda ha iniziato un percorso di sostenibilità agricola su tutti i 120 ettari che producono olio, miele, vino e pascolo.

La posizione strategica sulla cima di una collina, senza altre culture nel raggio di 5 km. sono una ulteriore garanzia della salubrità della nostra zona con conseguente benessere per le persone, gli animali e le falde dove confluiscono le abbondanti piogge.

Per realizzare questo sogno e per 4 anni, i nostri addetti alla viticoltura hanno ricevuto una formazione biologica/ biodinamica dal guru della Biodinamica, il dottor Adriano Zago. Anche per il taglio annuale delle viti, ci siamo affidati all’esperto tagliatore, Marco Simonit , che ha insegnato ai nostri tagliatori nuovi concetti riducendo il numero delle potatura per pianta, diminuendo il rischio di malattie e di funghi.

Da anni stiamo coltivando il terreno secondo i dettami filosofici di Rudolf Steiner “Un’azienda Agricola, si realizza nel miglior senso della parola se può venire concepita come una specie di individualità a sé stante, come una individualità conchiusa in se stessa. Ogni azienda dovrebbe avvicinarsi nella massima misura possibile a questa condizione. In senso assoluto questo non potrà essere raggiunto, ma l’azienda deve cercare di avvicinarsi il più possibile alla condizione di essere un’individualità conchiusa in sé stessa”.

Questa condizione di autosufficienza ben si stagliava per la nostra azienda, ieri come oggi, poiché siamo un’isola dentro la landa Carsica, circondati da boschi secolari e fauna autoctona.

Il nostro gregge ci fornisce ottimo materiale da deiezione che mescolato ai rifiuti di vigneti, oliveti e ramaglie di bosco, diventano humus indispensabile per il nostro corno letame e per la concimazione.

Oltre al concime, la nostra azienda si è modernizzata con pannelli solari, fotovoltaico, riscaldamento a biomassa e capannina meteo.

Possiamo concludere questo breve excursus sulla nostra agricoltura biologia/dinamica affermando che la nostra particolare condizione del suolo, la collocazione collinare isolata e all’interno della landa carsica, ci ha consentito di ottenere i seguenti risultati: potenziamento della fertilità del suolo, piante nutrite con l’ecosistema del suolo, materia organica fornita dai nostri animali, prevenzione della compattazione del suolo e la sua erosione, miglioramento della falda sotterranea carsica e prodotti: olio, miele e vino di alta qualità organolettica.